LA STORIA DI KAEDE
( )= PENSIERI
EPOCA SENGOKU
Di ritorno dall’ultimo scontro per recuperare un altro
pezzetto della sfera, Inuyasha, Kagome, Miroku, Sango e il piccolo Shippo erano
in cammino verso il villaggio, stanchi ed affamati. La morbida pelliccia di
Kirara avvolgeva teneramente Shippo, che si era addormentato sopra di lei
mentre Sango e Miroku lo tenevano saldamente per evitare che cadesse; o per lo
meno Sango teneva il piccolo Shippo mentre Miroku, con le sue mani a ventosa,
teneva “saldamente” Sango.
Sango: smettila monaco!
Miroku: oh… giovane Sango lo sai che non riesco a
resisterti…
Sango: monaco se non la smetti ti faccio cadere giù!
Per Sango era una bella fortuna avere un animale che potesse
volare e Kirara era davvero speciale. Inuyasha portava sulla schiena Kagome
sfrecciando tra gli alberi della foresta. Era ansioso di ritornare al più
presto al villaggio per prendere le erbe medicinali che servivano a Kagome e di
ripartire nuovamente alla ricerca dei frammenti della sfera. La rabbia che
aveva per aver perso contro Naraku gli faceva dimenticare la ferita sulla gamba
che si era fatto durante l’ultima battaglia.
Inuyasha: (Naraku, ti troverò!)
Kagome: Inuyasha ti fa male? Se vuoi posso camminare.
Inuyasha : come?! Ah…no…no…
Kagome: (Inuyasha è assorto nei suoi pensieri e Naraku è
sempre più lontano.)
Alle porte del villaggio Kirara si posò delicatamente sul
tappeto d’erba che copriva l’intera valle e Sango e Miroku scesero e si
diressero verso la casa della vecchia Kaede che li stava aspettando sul ciglio
della porta.
Sango: buongiorno vecchia Kaede!
Kaede: buongiorno Sango e buongiorno anche a lei monaco!
Dalla fitta foresta che circondava la valle con un balzo
poderoso apparve Inuyasha che non molto “delicatamente” fece scendere Kagome
dalla sua schiena. Kagome, infatti, si
ritrovò sdraiata per terra e con il viso un po’ imbronciato guardò Inuyasha per
alcuni secondi. (SGRUNT) (OHI… OHI…)
Kaede invitò tutti ad entrare in casa. Dopo tanti giorni
passati dentro il bosco a dormire per terra, la casa della vecchia Kaede
sembrava un raggio di sole che illumina un cielo grigio e pieno di nuvole.
Rispecchiava la povertà dell’epoca Sengoku ma nello stesso tempo era calda ed
accogliente. Il fuoco era acceso; nel pentolone una minestra di miso stava cuocendo.
Tutti, ormai distrutti dalla fatica, si sedettero intorno al
fuoco. Incantati ed assorti nei propri pensieri stavano lì immobili con gli
occhi fissi sulla fiamma vivace.
Kaede: cosa vi succede? Non pronunciate neanche una parola.
kagome: Naraku ha vinto ancora…
Inuyasha: GRRRR…GRRRR…
Shippo: io ho fameeeee!
Kagome: si piccolo Shippo! Vecchia Kaede ti aiuto a
preparare.
Sango: vi aiuto anche io!
Miroku si avvicinò ad Inuyasha, gli poggiò una mano sulla
spalla e con voce calma e pacata gli disse di non pensare ora a Naraku perché
prima o poi loro, tutti insieme, lo avrebbero stanato come un animale in fuga e
finalmente sconfitto. L’ira che il mezzo demone provava dentro di sé non era
facile da placare; ma a poco a poco tra le risa di gioia
La cena era pronta!
Tra un cucchiaio e l’altro di minestra, sguardi
interrogativi e saggi consigli della vecchia Kaede la serata stava volgendo al
culmine, quando una semplice domanda fu
l’inizio di una nuova storia.
Shippo: vecchia kaede…vecchia kaede… ma perché tu non ti sei
mai sposata? kagome e
Inuyasha
lo faranno presto ed anche Miroku e Sango… e tu?
- SHOCK-
kagome: ma Shippo cosa dici? Vecchia kaede non badare a
quello che ha detto!
- STUMP -
Inuyasha si alzò di scatto, si avvicinò a Shippo, gli diede
un pugno in testa e un bernoccolo spuntò; lo prese per la coda di volpe
Miroku: Sango non sapevo che volessi sposarmi. Vuoi avere
l’onore di darmi un figlio?
Sango: monaco…. BLUSH….
Il viso di Sango divenne di un rosso acceso e per la
vergogna, con una scusa, uscì anche lei dalla casa. Kagome, un po’ imbarazzata
da quanto fosse successo si avvicinò a Miroku e gli sussurrò in un orecchio di
lasciarle sole. Il monaco prese alcune erbe per medicare Inuyasha e uscì. Negli
occhi della vecchia Kaede, Kagome capì che qualcosa in passato l’aveva ferita e
che quel dolore era ancora vivo in lei anche con il passare del tempo.
Timidamente le chiese se quella domanda l’avesse turbata, spiegandole però che
era stata solo la curiosità di un bambino ancora piccolo per capire cosa era
giusto chiedere e cosa, invece, era meglio non sapere. La vecchia kaede scosse
le spalle, si avvicinò al fuoco e invitò Kagome a sedersi accanto a lei. Anche
se un po’ titubante Kagome accettò.
Kaede: kagome voglio raccontare solo a te quello che ho
sempre tenuto nascosto nel mio
cuore, anche se a solo riparlarne mi fa male… è un dolore
che mi stringe lo stomaco e che non pensavo di riprovare più dopo tanto tempo.
Kagome: io sono qui ad ascoltarti vecchia Kaede.
Kaede: tutto ebbe inizio tanti anni fa quando io ero ancora
una fanciulla, avevo dei lunghi capelli neri come mia sorella Kykio e dopo la
sua morte decisi di studiare le arti spirituali
per proteggere il villaggio dai demoni e di mantenere il sigillo su Inuyasha
che mia sorella gli aveva imposto. Tutto per me era difficile, la vera
sacerdotessa era sempre stata kykio e tutti al villaggio si aspettavano che io
fossi una sua degna sostituta, quindi mi impegnavo al massimo per cercare di
non deluderli. Con gli anni acquistai fiducia in me stessa e i miei riti spirituali
divennero sempre più potenti… forse era proprio mia sorella a proteggermi e ad
aiutarmi. Un giorno stavo ritornando al villaggio camminando vicino al fiume e
non so come, caddi dentro. Non ho mai imparato a nuotare
Kagome: oh…è una storia bellissima…
Kaede: non ho ancora finito…la vera storia viene
adesso…dunque… mi ritrovai bagnata sulla riva del fiume e lui che mi scuoteva
per farmi riprendere i sensi. Non sapevo chi fosse e appena aprii gli occhi mi
spaventai. Lui con molta gentilezza mi disse: “non aver paura di me, voglio
solo sapere se stai bene”, io gli feci un cenno con la testa perché non
riuscivo a emettere un fiato e lui felice si diresse verso il cavallo, montò
sopra e andò via. Ero rimasta lì ancora incredula dell’accaduto e mi accorsi
che non l’avevo neanche ringraziato. Fui proprio una sciocca. Credevo che il
destino non ci avrebbe più fatto rincontrare, invece, dopo alcune settimane lo
rividi al villaggio. Era venuto per ordine del suo padrone che chiedeva di me
per compiere un rito propiziatorio nella sua casa. Io accettai e presi le mie
cose. Mentre ci incamminammo lungo la strada non riuscii a dire una parola,
volevo ringraziarlo ma non sapevo come iniziare il discorso. Lui si sentì
subito a suo agio con me tanto che mi disse: “kaede, ti chiami così vero? L’ho
sentito da uno del villaggio. E’ un bel nome. Forse non dovrei chiamarti per
nome ma solo sacerdotessa, ma io mi sento di doverlo fare.” Quando parlava mi
accorsi che ne ero incantata. Non ero riuscita a dirgli grazie né che mi andasse
bene che mi chiamasse per nome, ero rimasta solo lì ad ascoltarlo tutto il
tempo. Mi parlò della sua vita da soldato, della povertà della sua famiglia,
della voglia di cambiare, fino a che non arrivammo alla casa del suo padrone.
Il Signore della casa era un uomo ricco e avido che mi chiese un rito
propiziatorio che aumentasse la sua ricchezza
perché voleva ancora più averi e potere. Io gli risposi che i miei riti
riguardavano gli spiriti e i demoni e che non avevo nessuna intenzione di
aumentare il potere di un uomo privo di animo come lui. Mi cacciò. Contro
l’ordine del suo padrone decise di accompagnarmi al villaggio. “grazie per
averlo fatto” gli dissi con un filo di voce…”ma allora sai parlare” rispose
lui. Scoppiammo a ridere. Non so come mi ritrovai a parlargli delle mie
continue paure di deludere gli altri e scoprii che anche lui ne aveva ma non
verso gli altri ma verso se stesso. Il suo grande desiderio fu sempre quello di
essere diverso, voleva aiutare gli altri con l’amore che solo un monaco poteva
provare e invece fu costretto ad arruolarsi come soldato rinunciando al suo
sogno. “kaede lo so che non ti conosco abbastanza e che tu ancora non ti fidi
di me, ma io sento che con te potrei essere finalmente la persona che non sono”
mi disse.
Kagome: eee… e tu?
Kaede: io ne rimasi lusingata e sorpresa. Arrivammo al
villaggio, lui mi salutò e mi disse che sarebbe venuto a trovarmi presto. Nei
giorni a seguire mi sentivo agitata, era giusto seguire il proprio cuore e
lasciarsi andare? Non lo sapevo. Non sapevo con chi potevo parlarne. Una
mattina piena di sole venne. Lo feci entrare in casa per offrirgli qualcosa da
bere. Avevo le gambe che mi tremavano e non riuscivo a controllarle. Si
avvicinò a me, mi poggiò le mani sulle spalle e mi disse:”kaede…” io
d’improvviso distolsi lo sguardo e abbassai il viso verso il basso. Lui con la
mano mi tirò su il viso, si avvicinò con il suo verso di me e io mi persi nei
suoi grandi occhi neri. “Non aver paura di me. Dal tuo tremore capisco che
anche tu stai provando qualcosa per me. Non rinunciarci. Non rinunciare mai ai
tuoi sogni come ho fatto io! Mai!”. Mi baciò. E io piansi.
Kagome: aaahhhhh....aaaahhhh….
Kaede: cosa c’è? Ti ho forse imbarazzato? Non volevo. Anche io
ero in imbarazzo. Fu il bacio più lungo e meraviglioso della mia vita. Mentre
mi baciava mi stringeva forte le spalle e anche io lo abbracciai forte per non
farlo più andare via. Quando ci salutammo mi disse che sarebbe venuto tutto i
giorni a trovarmi perché non pensava ad altro se non a me. Io da giovane
fanciulla ero al settimo cielo. Capivo che dentro di me c’era un sentimento
vero, sincero e anche in lui. Passarono due mesi e tutti i giorni lui era lì
accanto a me. Mi accompagnava in giro per i vari villaggi. Mi aiutava nei miei
riti. Voleva imparare tante cose nuove… Fino al giorno che il suo Signore lo
minacciò di morte se avesse continuato a vedermi. Quando venne al villaggio era
sconvolto ma deciso. Deciso di non lasciarmi ma di scappare insieme lontano.
Kagome: scappare??
Kaede: si! Mi propose di scappare con lui lontano. Avrei
dovuto lasciare il villaggio, andare con lui. Ma come potevo? Il mio posto era
lì. Dovevo proteggere il sigillo di Inuyasha, il villaggio che Kykio mi aveva
affidato. Come potevo abbandonare tutto?
Kagome: ma perché? Perché non hai seguito il tuo cuore?
Kaede: il dovere verso Kykio mia sorella era troppo
importante per me. “kaede! Io voglio stare con te. Non voglio perderti. Io lo
so che tu mi ami…non distruggere il nostro amore!” mi disse. Con tutta la forza
che avevo lo cacciai. Piansi.. piansi nel vederlo andare via oltre il villaggio
per sempre…
kagome piangeva nel sentire la storia triste d’amore della
vecchia Kaede. Pianse anche lei in quelle parole di dolore che sentiva. Come
poteva non piangere se in quella storia rivedeva un po’ la sua, dove c’era
sempre Kykio?
Kagome: e lui ritornò dal suo padrone?
Kaede: no! Andò via lontano. Dopo alcuni anni seppi che
lasciò le vesti da soldato per intraprendere un nuovo cammino da monaco. Forse
la nostra storia gli diede la forza per realizzare il proprio sogno.
Kagome: e tu non lo hai più rivisto?
Kaede: no…gli anni sono passati lenti…hanno arginato il
dolore, smussato la rabbia…tutto rimase come era giusto che fosse.
Kagome: oh..vecchia kaede..non avrei mai creduto che anche
tu avresti sofferto così per amore… mi dispiace tanto….tanto…
Kaede: non dispiacerti. Le cose succedono e basta. E’
inutile pensare di cambiare le cose. Forse anche io se non fossi stata così
avrei potuto essere diversa insieme a lui.
Kagome: ma il suo nome lo ricordi ancora?
Kaede: ….il suo nome è Mihotsu…
Kagome guardò Kaede un po’ incredula. Il suo nome le
ricordava qualcuno che aveva già conosciuto ma che in quel momento le sfuggiva.
La vecchia Kaede la guardò fissa negli occhi. I lori occhi si guardarono a
lungo quando d’improvviso una luce brillò in quelli di Kagome.
Kaede: hai capito vero kagome? Prometti di non dirlo a
nessuno. L’uomo che io ho amato con tutta me stessa è il nonno di Miroku e il
destino ha voluto che io incontrassi suo nipote.
FINE
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